Passeggiando tra le bancarelle del mercato dei libri di Torino, che si svolge ogni prima domenica del mese, mi sono imbattuto in un volume che, con sorpresa, non figurava ancora nella mia collezione: JAC 99.
A prima vista, lo avevo sempre considerato una ristampa anastatica, magari pubblicata dall’Associazione Jacovitti o addirittura un’edizione amatoriale. La copertina, con la sua impaginazione essenziale, ricordava più un opuscolo che un volume editoriale; la costina bianca, priva di titolo o indicazioni, contribuiva a questa impressione. Così, per anni, l’avevo trascurato.
Questa volta, però, ho deciso di sfogliarlo. E la sorpresa è stata enorme: tra le mani tenevo un autentico capolavoro, una raccolta di 99 vignette a colori realizzate da Benito Jacovitti nel 1972, in cui l’ironia graffiante del maestro si sposa con la sua immaginazione surreale. Solo osservandolo con attenzione mi sono accorto che non si trattava affatto di un prodotto amatoriale, bensì di un’edizione vera e propria, pubblicata dalla Nerbini di Firenze, la storica casa editrice che nel corso del Novecento ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del fumetto in Italia.
Il volume conta 104 pagine in formato quaderno: ogni pagina ospita una singola vignetta, grande e leggibile, che permette di cogliere appieno i dettagli del segno e la ricchezza cromatica. Sul retro, la data di pubblicazione: 1974. Una rapida verifica mi ha confermato che si trattava proprio della prima edizione, e non di una ristampa successiva.
Quando in passato mi era capitato di vedere JAC 99 in vendita altrove, avevo ingenuamente pensato che il titolo si rifacesse all’anno di pubblicazione. Amo profondamente il maestro Jacovitti, ma devo ammettere che, a mio avviso, il non plus ultra della sua arte grafica si rivela nel ventennio che va dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Ottanta. In quel periodo, il “genio di Termoli” raggiunge una maturità totale, dando vita a opere che restano insuperate. Purtroppo, dagli anni Novanta in poi, la sua progressiva cecità compromise inevitabilmente la qualità del segno. Non riconoscevo più il tratto del maestro, e in alcuni casi le tavole venivano completate da altri disegnatori, come Luca Salvagni. Ricordo bene la delusione nell’acquistare Cocco Bill di qua e di là: mi aspettavo di ritrovare il segno inconfondibile di Jacovitti, ma mi trovai davanti a disegni che non lo rispecchiavano più.
Il prezzo di questa mia recente scoperta? Appena 5 euro. Un piccolo investimento per un tesoro autentico. Sfogliandolo — e, da buon bibliofilo, assaporandone persino l’odore della carta — ho avuto la conferma: JAC 99 è un volume imprescindibile, non soltanto per i collezionisti di Jacovitti, ma per chiunque desideri avvicinarsi alla sua satira.
Valore collezionistico e reperibilità
Oggi JAC 99 è considerato un volume abbastanza raro, se è la versione del 1974 e non tanto per la tiratura — che fu discreta — quanto per la scarsa attenzione che ricevette al momento della pubblicazione. La veste grafica poco accattivante, simile a un semplice quaderno, indusse molti a sottovalutarlo, rendendolo col tempo difficile da reperire in buone condizioni.
Sul mercato collezionistico, quando compare, il prezzo può oscillare molto: dalle 40 alle 80 euro, a seconda dello stato di conservazione.
Attenzione, effettivamente nel 1992 fu fatta un edizione anonima senza dicitura alcuna di edizione o anno. Questa copia anastatica e riconoscibile dal fatto che il retro di copertina è assolutamente biancp, senza il logo della casa editrice Nerbini.Queste copie non hanno lo stesso valore dell'originale del 1974.
Trovandolo a 5 euro, versione 1974, si può dire di aver fatto un vero colpo di fortuna.
Un libro che, a cinquant’anni dalla sua uscita, resta un oggetto di culto per chi vuole conoscere il lato più diretto, spiazzante e libero dell’arte di Jacovitti.