Tutto ricominciò con un’estate indiana
Pratt & Manara, l’incontro tra due maestri
Nel 1986 la mai compianta Milano Libri raccolse in volume una storia destinata a diventare un classico del fumetto d’autore: Tutto ricominciò con un’estate indiana, scritta da Hugo Pratt e disegnata da Milo Manara. L’opera era stata pubblicata per la prima volta sul n.1 della rivista Corto Maltese nel 1983, la stessa testata che volle omaggiare nel titolo il personaggio più amato e iconico del grande sceneggiatore veneziano.
La rivista stessa era già un piccolo unicum editoriale: si occupava di viaggi e fumetti, un binomio allora inusuale, ma perfettamente in linea con la poetica prattiana, che aveva fatto del viaggio non solo una cornice narrativa, ma una vera e propria filosofia di vita.
Una scoperta personale
Nel 1991, in maniera del tutto fortuita, mi capitò tra le mani un’intera collezione della rivista Corto Maltese: un vicino di casa, liberando la cantina del padre, mi regalò uno scatolone pieno di fumetti. Dentro c’erano anche le annate complete della testata. Avevo diciott’anni e ricordo ancora lo stupore con cui lessi Un’estate indiana: rimasi folgorato da quella storia intensa e drammatica, che sapeva mescolare sottile erotismo, pregiudizi razziali, ipocrisie sociali e soprattutto una grande, trascinante avventura. Era un fumetto “adulto” nel senso più nobile del termine, capace di parlare della storia e dell’uomo senza mai dimenticare la forza evocativa delle immagini.
L’America puritana del Seicento
La vicenda è ambientata nel XVII secolo, ai tempi delle prime colonie americane, nel periodo dell’“estate indiana”, quella stagione sospesa in cui l’autunno sembra voler indugiare prima di lasciare spazio all’inverno.
In un villaggio apparentemente tranquillo, un episodio di violenza – lo stupro di una ragazza – scatena una spirale di conflitti tra coloni e indigeni. Ma il vero cuore della storia non è la cronaca di uno scontro etnico, bensì l’affresco spietato di una comunità segnata da rapporti morbosi, legami incestuosi, ipocrisie religiose e da quella linea sottile che separa (e spesso confonde) buoni e cattivi, onesti e corrotti.
Un capolavoro a quattro mani
Un’estate indiana segna la prima, fortunata collaborazione tra due giganti: Pratt, con la sua scrittura secca e tagliente, capace di trasformare poche battute in universi di significato, e Manara, che mette il suo segno elegante e sensuale al servizio di una storia cupa, carnale e drammatica. Il risultato è un racconto di straordinaria potenza grafica e narrativa, considerato ancora oggi uno dei vertici del fumetto europeo.
Le edizioni
Il volume è stato ristampato più volte negli anni, in varie collane e formati. Eppure, per chi ama la storia del fumetto, la prima edizione Milano Libri resta la più affascinante: brossurata, con alette a tutta pagina, carta semipatinata e un totale di 160 pagine che custodiscono intatta l’emozione di un classico. Oggi, con un po’ di fortuna, lo si può ancora trovare in rete attorno ai 20 euro, una cifra più che ragionevole per un pezzo di storia.
Un ricordo che ritorna
Rileggere Un’estate indiana oggi significa ritrovare intatta quella sensazione che provai a diciott’anni: la scoperta che il fumetto poteva essere letteratura, arte, specchio della società e, allo stesso tempo, avventura pura. È questo il segreto del capolavoro di Pratt e Manara: una storia che non smette di parlare, con la stessa forza, a chiunque apra quelle pagine.