Alack Sinner: l’ombra del noir e della coscienza sociale nel capolavoro Milano Libri del 1982
Nel 1982, la mai troppo celebrata Milano Libri pubblicava un volume che oggi è considerato un pezzo imprescindibile della storia del fumetto europeo: Alack Sinner. Un cartonato elegante di 162 pagine che raccoglieva le prime, memorabili indagini del detective privato più umano e disilluso della storia del fumetto, nato dalla straordinaria collaborazione tra l’argentino José Muñoz e lo sceneggiatore Carlos Sampayo.
Il volume si apre con “Conversando con Joe”, una storia anomala dal punto di vista cronologico, ma perfetta come introduzione. In essa Alack racconta la sua decisione di abbandonare il corpo di polizia per dissociarsi da un sistema corrotto e insostenibile. È un punto di partenza ideale perché sintetizza già da subito le coordinate morali del personaggio: integrità, rifiuto del compromesso, solitudine.
Seguono “Il caso Webster” e “Il caso Wilcox”, due gialli a tinte fortemente noir, che sembrano ricalcare i codici classici del genere hard boiled americano, ma che, sotto la penna di Sampayo e il tratto graffiato e ombroso di Muñoz, si aprono a riflessioni sull’identità, l’ingiustizia sociale e la fragilità dell’uomo contemporaneo. La cifra stilistica dei due autori comincia a delinearsi: un racconto asciutto, quasi minimalista, ma carico di umanità e rabbia trattenuta.
Con “Costanzo y Manolo” il fumetto vira apertamente verso l’impegno politico. I protagonisti sono due immigrati e il racconto, pur mascherandosi da indagine, denuncia le condizioni inumane in cui vivono i reietti della città, anticipando di decenni il tema della marginalità nel fumetto d’autore.
Le ultime due storie del volume – “Città oscura” e “Ricordando...” – rappresentano l’apice della poetica malinconica e disperata di Sinner. Ogni episodio è un colpo all’anima, ogni volto un manifesto della sofferenza urbana. La città, evidentemente ispirata a una New York spettrale e decadente, non è un semplice sfondo: è il vero antagonista. La sua oscurità si riflette nei volti dei personaggi, nei bar fumosi, nelle strade bagnate di pioggia e di solitudine.
Curioso notare come, col passare delle pagine, anche il volto di Alack Sinner cambi. La linea grafica, sempre più dura, accentua le rughe, lo sguardo si incupisce. È come se il personaggio invecchiasse insieme alla consapevolezza che nulla, davvero nulla, si può salvare di questo mondo, se non qualche raro gesto di umanità.
In un momento storico in cui il fumetto europeo si confrontava sempre più con temi sociali e politici, Alack Sinner rappresentò una svolta: non più l’eroe infallibile o il detective astuto, ma un uomo che sbaglia, soffre, beve, e continua a cercare una verità che forse non c’è.
Il volume del 1982 resta ancora oggi un’edizione di riferimento. Stampato in grande formato, con copertina cartonata e una stampa eccellente, è considerato un vero oggetto da collezione. Si può ancora trovare sul mercato dell’usato a cifre accessibili, spesso attorno ai 10-15 euro: un prezzo simbolico per un’opera che ha influenzato intere generazioni di fumettisti.
Un ultimo aneddoto: Muñoz e Sampayo hanno sempre dichiarato di aver voluto scrivere non storie poliziesche, ma cronache emotive e morali. E forse proprio per questo, Alack Sinner ha ancora oggi la forza di un pugno in faccia e la malinconia di un addio mai davvero accettato.