Tutti quei fumetti che posseggo e che ritengo essere essenziali nella propria biblioteca.Secondo i miei gusti discutibili di vecchio stato giovane negli anni 80

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Ciacci: Il Cult Generazionale dei Fumetti Scolastici degli Anni '80

Ciacci: Il Cult Generazionale dei Fumetti Scolastici degli Anni '80

"Questo è assolutamente uno dei miei fumetti preferiti: Ciacci."

Con queste parole, si apre la celebrazione di un'icona della satira scolastica italiana degli anni '80. Ciacci, creato da D'Alfonso e Cascioli, non è solo un fumetto: è un viaggio nel mondo caotico e comico della scuola, un ritratto che evoca nostalgia e risate in quantità.

D'Alfonso e Cascioli, noti per il loro contributo al programma cult "Drive in" degli anni '80 e per le loro vignette su testate come Il Male, Tango, l'Unità e Linus, hanno dato vita a Ciacci su quest'ultima rivista. Il fumetto si distingue per la sua capacità di ironizzare sulla scuola italiana senza mai scadere nel volgare. Personaggi come Gino Ciacci, il piccolo e furbo protagonista, e il suo migliore amico Mario Cacchioni, un tipo simile a Zanardi ma più scansafatiche, popolano un universo che riflette sia le manie che le mode dell'epoca.

Ciacci non si limita a parodiare il quotidiano scolastico, ma include anche incursioni di personaggi famosi del mondo reale, una caratteristica anticipatrice di opere come I Simpson. Nelle storie compaiono figure come Moravia, Nilde Jotti, Fede, Dario Argento e altri, aggiungendo un tocco di surrealismo che amplifica il fascino del fumetto.

"Le storie di Ciacci" è stato pubblicato in diverse edizioni nel corso degli anni, inclusi volumi come "Ciacci: Cronache da Dietro la Lavagna" (Milano Libri Editore, 1986) e "L'Anno dei Gessetti Maledetti" (Rizzoli, 1993), quest'ultimo raccogliendo le avventure pubblicate su Linus ma non presenti in altre antologie.

Una delle caratteristiche più rilevanti di Ciacci è la profonda personalità che gli autori riescono a conferire a ogni personaggio, nonostante lo spazio limitato delle pagine a disposizione. Questo rende il fumetto non solo divertente ma anche incredibilmente ben costruito.

Nonostante il suo status di cult generazionale, sorprende il fatto che dopo la scomparsa degli autori nessuno abbia ancora pensato a una ristampa completa e cronologica di tutte le avventure di Ciacci. Questo fumetto, infatti, rappresenta non solo la scuola degli anni '80, ma anche i modi e le mode di quell'epoca, rendendolo un'opera immensamente rilevante per i lettori di oggi che vogliono affondare nel passato con un sorriso sulle labbra.

Se non conoscete Ciacci, è il momento di scoprirlo; se lo conoscete già, è il momento di riscoprirlo. È un'opportunità per tutti di riportare alla luce un pezzo prezioso della cultura pop italiana, una risata alla volta.

Voglio allegarela la prefazione de " Gli anni dei gessetti Maledetti" scritta dagli stessi autori . La trovo stupenda.


Perché un fumetto ambientato a scuola? È molto semplice: a meno che un giovane non faccia parte di una carovana di girovaghi, alla scuola » tra lezioni, compiti, amicizie, innamoramenti, gite, preoccupazioni, paure, interrogazioni, soddisfazioni » dedica di solito molto tempo. 

Inoltre è un'esperienza comune alla maggior parte delle persone. C'è chi nella vita fa il vigile urbano, chi il disc jockey, ma tutti sono stati studenti e hanno ricordi di quel tempi quasi sempre molto belli, pieni di compagni di classe straordinari e spiritosissimi.

In passato poi c'erano, a seconda degli indirizzi, scuole frequentate solo da maschi e altre miste. 

Anni fa, ad esempio, vicino all'istituto Tecnico (soli maschi) c'era l'istituto d'Arte (maschi e femmine). Quelli dell'istituto Tecnico avevano degli sguardi dai quali si capiva che avrebbero dato chissà cosa pur di essere in una classe mista. Come biasimarli?

Quando all'Istituto d'Arte era assente il professore, gli studenti si mettevano a fare il gioco della bottiglia con baci e schiaffi per penitenza a seconda delle circostanze;.al Tecnico pure, con la differenza che essendo tutti maschi volavano solo schiaffoni. Eppure vent'anni dopo eccoli  gli studenti del Tecnico pronti a giurare che “il periodo più bello è quello della scuola”. E forse non hanno tutti i torti. 

D'Alfonso & Cascioli